Presentazione di Claudio STRINATI Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico del Polo Museale di Roma in occasione della Mostra “Emozioni a colori” presso le Gallerie d’Arte “Benucci – Via del Babuino” e “La Nuvola – Via Margutta” di Roma.
Uno dei quadri di Fiamma Zagara si chiama “Natura e Arte” e può fungere un po’ da chiave di lettura generale per tutta la mostra. Il cielo e il capitello sono accostati a fare da reciproco complemento e la tela è satura da striature e attraversamenti che fanno pensare ad una animazione generale di tutte le cose di cui brulica lo spazio intorno a noi, visibili ed invisibili. E c’è anzi una tendenza in questa pittura ad immaginare l’invisibile per renderne una possibile impressione percettiva così, nelle varie opere della Zagara tutti gli elementi della Natura sono trasformati in linee e punti, i bagliori e proiezioni che di volta in volta vogliono significare il cratere e le stelle, l’orizzonte e le stagioni fino alla gioia stessa del guardare quando ci si mette di fronte al creato con la stupefazione eterna che riguarda l’uomo civilizzatissimo come l’ignaro.
E questa pittura assume le forme di una fine analisi della materia e, insieme, di un ingenuo approccio al Reale, quasi senza mediazioni e riflessioni ma tutto versato nella spontaneità assoluta della “restituzione” delle prime emozioni che ciascuno di noi possa provare in forme che mantengono in sé un residuo di facile riconoscibilità anche quando vogliono uscire dal riferimento diretto della quotidianità per elevarsi in ben altre prospettive. Dalle visioni della Natura sviluppatasi indipendentemente dall’interno umano si passa con ferrea logica alla Fiamme e ai Fuochi d’artificio che sospingono verso gli spazi più riservati della fantasia, dell’animazione, dei segni rintracciabili intorno a noi.
È questa un’arte piena di slancio, di sincera commozione, di ardente volontà di comunicare e di fare dell’opera pittorica un veicolo efficace di sollecitazione e percezioni di ogni tipo. Ogni quadro sembra tendere alla condizione ideale dell’esplosione del fuoco di artificio quando, arrivato al culmine della parabola dopo essere stato sparato, si allarga e si espande nel cielo e gli da la scalata. Ma la scalata dura un attimo per poi cedere il posto ad una nuova entrata e così avanti fino alla fine. In effetti, visti tutti insieme questi quadri danno la sensazione di un inseguimento visivo per cui ogni opera arriva di rincalzo all’altra fino a comporre un insieme che trasmette energia e voglia di continuare è un’attitudine questa che di tempo in tempo emerge nell’ambito della nostra cultura figurativa a cavallo tra il secolo ventesimo e il nuovo millennio. Qui si potrebbero rintracciare echi divertenti e divertiti di un passato prossimo come quello delle avventure figurative di Prampolini che sembra di vedere trapelare in alcuni quadri pieni di affetto e arguzia come quello intitolato “La cravatta di Ugo” o quello intitolato “Non a caso”.
Tutta la mostra si svolge, per richiamare un altro titolo incisivo, tra cielo e terra, un mito tanto antico quanto vero da essere penetrato nei nostri cuori fin dall’infanzia. Qui, nella produzione della nostra pittrice c’è tanta saggezza scaturente da una meditata forza creativa e tanta semplicità scaturente da un contatto spontaneo e vivace con le pulsazioni della materia pittorica in sè, mai sufficiente ad esprimere tutte quelle speranze che rendono l’arte figurativa in sé una esperienza incomparabile tra quante un essere umano possa conoscere nel corso della sua esistenza.